Pensieri fluttuanti

Al Gran Balon

Ieri era una giornata caldissima al Gran Balon di Torino. Il sole era così cocente che le candele nelle bugie, posizionate in bella mostra, si ripiegavano su se stesse in falsi inchini per visitatori distratti. Sono particolarmente legata a questo posto, i ricordi dell’infanzia si mischiano con quel mio assurdo ostinarmi a non voler lasciare andare le cose e neppure le persone. Le tengo sempre dentro di me, in qualche angolo nascosto, al riparo da qualsiasi improvviso istinto di pulizia, di sradicazione, di annientamento che in fondo, poi, sarebbe soltanto un atto dovuto per salvaguardare la mia stessa sopravvivenza. Passeggiavo tra i banchi con un senso di malinconia profonda, niente a che vedere con la gioia curiosa con la quale, da bambina, mano nella mano di mio zio, andavo a caccia di qualche rarità, oggetti preziosi non riconosciuti tali da chi li possedeva, diversamente non se ne sarebbero mai sbarazzati sostituendoli con altri più utili, forse, ma di nessun valore. Che cosa infine ci differenzia dagli oggetti? Ho pensato mentre aprivo una lucidissima scatoletta in acciaio porta siringhe, perfetta, con all’interno tanto di ago, siringa in vetro e batuffolo di cotone… insomma, pronta per l’uso! Così ho iniziato ad immaginare che su quei banchi assolati ci fossero persone in carne ed ossa. Sedute, in piedi, sdraiate, appoggiate l’una all’altra, una sull’altra, accarezzate, scelte per pochi attimi e poi rimesse al proprio posto o un po’ più in là, con attenzione o noncuranza, con noia od interesse vero, persone che valgono tanto e nessuno se le può permettere, persone di rara fattura scambiate per altre dozzinali, fatte in serie, persone un po’ acciaccate dai segni del tempo, troppi? – Eh caro signore, se cerca un pezzo d’antiquarito o semplicemente vintage, come si usa dire oggi, non può pretendere che sia come nuovo! Persone che vengono analizzate con il microscopio, cercando a tutti i costi la falla, il neo, il difetto di fabbricazione, perché c’è, ci deve essere, perdio! Non possono essere perfette, sennò come si fa a lasciarle lì, sul banco… forse soltanto perché non ce le possiamo permettere? Persone che si toccano vicendevolmente, sgomitano per farsi avanti, per mettersi in mostra mentre gli occhi del potenziale acquirente cercano l’affare, quell’essere meraviglioso che qualcuno ha messo da parte perché ne ha trovato un altro più nuovo e lo sanno tutti che le novità piacciono, ma è ancora in buono stato e può sempre ‘servire’, nelle notti d’inverno ad esempio, come quello scaldaletto arrugginito, ma ancora funzionante che una signora ha acquistato per 10 € elogiandone romanticamente tutte le qualità. E poi persone diventate inavvicinabili a causa del sole cocente che ha reso roventi i loro cuori: “Non toccarmi o ti brucerai!”, urla una. “Prendimi in mano se hai il coraggio, ti faccio vedere io di che cosa sono capace!”, sibila l’altra, mentre un dito la sfiora appena e subito si ritrae. Persone che fanno i pagliacci, ma hanno le lacrime in tasca, altre che si spacciano per quello che non sono, quelle pronte a ferirti come l’ago dorato nella scatoletta porta siringhe, quelle che sono ancora in cerca di se stesse e non sanno se definirsi pezzi da museo o di modernariato… l’offerta è talmente vasta che non si sa davvero chi scegliere o da chi essere scelti. Mentre esamino il mio campionario immaginario che pare non finire mai, arrivano due donne, madre e figlia. Si fermano a guardare i monili disposti con garbo sul banco della mia amica R. alla quale tengo compagnia per qualche ora. Sfiorano con le dita leggere gli orecchini, le spille, ma la mamma viene catturata da una bellissima collana in cristallo che i raggi del sole fanno luccicare come fossero diamanti. – Questa quanto costa? – domanda. – 15 €, è davvero molto bella! – risponde gentilmente R. Le due donne si guardano, la ragazza cerca di insistere, ma il prezzo, secondo la madre, è elevato: – E’ troppo cara, il sole la valorizza molto, ma non me la posso permettere! – Salutano e si allontanano un po’ dispiaciute. Dopo pochi attimi, la ragazza torna correndo: – Non mi può fare un po’ di sconto? Per piacere, domani è Sant’Antonio, l’onomastico di mia mamma, si chiama Antonia, e vorrei regalarle proprio questa collana… non vuole mai che spenda soldi per lei, ma le piace così tanto! – dice tutto d’un fiato, voltandosi a guardare se per caso la madre la stesse cercando, mentre apre il portafoglio e cerca le monete. – Possiamo farle 14 €, costava 20… – rispondo io. – Va bene! – La ragazza conclude l’acquisto nascondendo la collana nel suo zainetto e scappa di corsa. Ecco, questo è il prezzo dell’Amore! Questo il valore di una persona. Non ci sono parole da aggiungere ad un gesto così carico di significato che si spiega da sé. Non so se questa ragazza leggerà mai questo mio breve racconto, ma se dovesse farlo, riconoscere la collana che ha acquistato, le chiedo di scrivermi, vorrei farle un regalo perché con la sua giovane età è riuscita ad impartire una lezione di vita a tutte quelle persone che ho immaginato di vedere esposte sui banchi del Gran Balon, domenica 12 giugno 2022.

Questa la collana…

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